domingo, 21 de marzo de 2010

Armando Pizzinato nasce a Maniago il 7 ottobre 1910.

Nel 1930 si iscrive all’Accademia di Venezia per seguire i corsi di pittura di Virgilio Guidi; primi contatti con altri artisti. Nel 1933 espone alla galleria Il Milione di Milano nella mostra Cinque giovani pittori veneti. Nei primi quadri, principalmente figure e nature morte, forte è l’influenza dell’opera di Gino Rossi. Nel 1936 vince la borsa di studio Marangoni a Udine. Si reca a Roma, entrando in contatto con gli artisti della scuola romana con cui condivide l’opposizione alla cultura fascista e la necessità di un rinnovamento dell’arte italiana. Nel 1942 rientra a Venezia. Contatti con l’ambiente del Cavallino: Arturo Martini, Carlo Scarpa, Cesetti, Viani, Santomaso, poi Afro e Dino Basaldella, Turcato e Vedova. Nelle sue opere è chiaro l’influsso di Guernica di Picasso. Nel 1943 prima personale alla galleria il Milione di Milano. Interrompe l’attività pittorica per partecipare alla Resistenza. Arrestato nel 44 come “pericoloso comunista” evade dalla prigione il 25 aprile 1945. Nel 1946 espone insieme a Vedova Le tempere partigiane alla galleria dell’Arco di Venezia. Sempre in quell’anno è fra i promotori del Fronte Nuovo delle Arti, con cui espone alla XXIV Biennale di Venezia nel 1948. In quest’occasione Peggy Guggenheim acquista il quadro Primo maggio, che successivamente dona al Museo d’Arte Moderna di New York. Con la scissione del Fronte Nuovo, è tra i promotori del “Realismo italiano” con cui espone alla Biennale del 1950. Artista militante, crea opere di forte impegno sociale, la più importante delle quali è il trittico Un fantasma percorre l’Europa.

Partecipa alle Biennali del 1952 e del 1954. Dal 1953 al 1956 esegue un ciclo d’affreschi per la Sala consiliare della Provincia di Parma, l’arredamento è opera di Carlo Scarpa. Nel 1956 la chiusura della rivista “Il Realismo” segna la fine del movimento e il progressivo isolamento dell’artista che resta, comunque, fedele alla sue idee. Alla fine del 1962, l’evento traumatico dell’improvvisa morte della moglie Zaira, provoca una profonda crisi. Con la serie dei Giardini del 1963, Pizzinato torna ad una pittura intima, privata in cui esprime un nuovo lirismo in rapporto con la natura. La sua pittura ritrova soluzioni formali di ascendenza futurista e costruttivista al limite dell’astrazione. Nel 1966 espone di nuovo, e con successo, alla Biennale di Venezia. L’incontro con Clari, la seconda moglie, è fonte di nuova ispirazione. Famose sono le serie delle Venezie, delle Betulle e dei Gabbiani. Nel 1988 presenta alla Gallerie del Traghetto le opere dell’ultimo periodo, felicemente battezzate da Mazzariol “Preludio per un quarto tempo”.

No hay comentarios:

Publicar un comentario